Pianella della Madonna, Paphiopedilum insigne, della famiglia delle Orchidacee originaria dell'India settentrionale, Assam, Nepal.
Il Genere Paphiopedilum è molto simile al genere Cypripedium. Entrambi comprendono circa 50 specie di orchidee, per la maggior parte terrestri (che vivono sul terreno). I Cypripedium sono tipici dell'Eurasia temperata, mentre i Paphiopedilum sono proprio dell'Asia tropicale.
La Paphiopedilum insigne, è la più popolare del genere. Fa parte del gruppo con foglie di colore verde uniforme mentre tutte le altre specie hanno foglie maculate.
Le foglie, molto dritte, raggiungono i 30 cm di lunghezza.
I fiori che sembrano di cera, sono solitari all'estremità di uno stelo dritto alto 20 centimetri. Possono raggiungere 10-15 cm d diametro e compaiono da settembre a febbraio. Il grande petalo superiore è verde, macchiato di marrone con i bordi e la parte alta di un bianco candido. Il grosso petalo inferiore, chiamato "labello", si ingrossa a forma di zoccolo o di urna, è giallo-verde marmorizzato di marrone-rosso. I petali laterali allungati, ondulati ai bordi e striati di porpora, si incurvano ai lati del labello.
Questa struttura costituisce una vera trappola per gli insetti: essi non muoiono, ma per uscire dall'urna sono obbligati a impollinare il fiore e a caricarsi di polline per impollinarne altri.
Coltivazione: questa orchidea, la cui coltivazione in serra è relativamente semplice, richiede atmosfera umida in posizione riparata dai raggi del sole, ma senza ombra eccessiva, ben aerata in estate.
Non ci sono periodi di riposo ben definiti: innaffiare regolarmente durante il corso dell'anno, meno abbondantemente in inverno. Mantenere la temperatura ambiente intorno ai 15°c in inverno (senza scendere sotto i 10°C). Il massimo consentito in estate è di 30°C.
Coltivare in vasi di 8-15 cm di diametro. All'inizio rinvasare l'orchidea ogni due anni, tra marzo e maggio.
Riproduzione: per divisione dei cespi, entro marzo-maggio, in un composto per orchidee.
Terreno: vuole un composto in parti uguali di fibra di osmunda, di sfango e di torba fibrosa. Sarchiare bene il composto per sostenere la pianta, eventualmente sostenere con un tutore lo scapo fiorale.
Articoli correlati