Il Fico è una pianta da frutto spontanea nelle regioni del bacino del Mediteraneo, diffusa in tutta Italia e coltivata su grandi superfici nel Meridione.
La parte commestibile del
fico è rappresentata dall'infiorescenza, formata da un ricettacolo carnoso, di forma variabile, incavato, all'interno del quale si formano i fiori, molto piccoli, e, in seguito, i minuscoli frutti. Esso è munito di un'apertura tondeggiante, detta ostiolo.
La pianta di fico ha un'altezza di 6-7 m e la distanza tra le piante deve essere di 6-12 m. E' un albero con radici molto sviluppate e fusto a corteccia color cenere, liscia. I rami giovani sono grossi, le foglie sono grandi, con 3-5 lobi, verde intenso sulla pagina superiore, più chiare sulla pagina inferiore.
Le gemme a fiore sono poste all'ascella delle foglie situate verso l'estremità dei rametti. I fiori, molto piccoli, sono contenuti all'interno del ricettacolo dell'infiorescenza, detta, siconio e denominata comunemente frutto.
Il vastissimo genere
Ficus, comprendente numerose specie ornamentali, si trova anche
Ficus carica il fico comune, che cresce spontaneo in tutto il bacino del Mediterraneo ed è coltivato per frutti fin dall'antichità.
Questa specie viene di solito ripartita in due varietà: Ficus carica sativa, il fico domestico coltivato, e Ficus carica caprificus, il caprifico, spontaneo.
Il tronco, spesso contorto e con molti polloni alla base,è ricoperto da una corteccia liscia, sottile, grigio-cenere.
Le foglie sono di notevoli dimensioni, palmato-lobate, con 3-5 lobi, verde vivo e ruvide sulla pagina superiore, più chiare e pelose su quella inferiore (la peluria può essere irritante per la pelle).
I fiori sono molto piccoli, unisessuati (stami e pistilli si trovano su piante diverse) e sono contenuti nel ricettacolo dell'infiorescenza (cioè nel cosiddetto frutto, chiamato botanicamente siconio), che presenta in basso una piccola apertura tondeggiante, l'ostiolo.
I veri frutti, piccolissimi acheni (frutti secchi con un solo seme), sono in realtà quelli che vengono chiamati "semi". Il fico domestico produce due tipi di "frutti", i cosiddetti fioroni (o primaticci), che si formano in autunno e maturano in giugno, e i fichi veri e propri, che si formano in primavera e maturano a fine estate. Alcune varietà producono un solo tipo di "frutti" (varietà unifere), mentre altre producono ambedue i tipi (bifere). Il caprifico, che rispetto al fico domestico ha foglie più piccole, produce fichi non commestibili.
Coltivazione
Il fico viene solitamente coltivato in piena terra come pianta da frutto, anche se talvolta è utilizzato come pianta ornamentale, per cui sono state prodotte moltissime cultivar che si distinguono per la
forma o il colore del "frutto". Sono state messe in commercio anche varietà nane in vaso che comunque, dopo 2-3 anni, devono essere piantate in piena terra.
Le piante si mettono a dimora in autunno (nelle zone a clima freddo) o all'inizio della primavera. Non hanno particolari esigenze per quanto riguarda il terreno, poiché si adattano anche a terreni poveri, sassosi, aridi, purché ben drenati. Il terriccio per la coltura in vaso può essere composto da torba e sabbia in parti uguali, concimato con fertilizzanti in cui
prevalgano fosforo e potassio, per evitare un'eccessiva vegetazione, nella dose di10-20 g per decalitro di terra.
Esposizione
Si adatta sia a posizioni in pieno sole sia in ombra parziale.
Temperatura
Le piante di fico prediligono le zone a clima mite, anche se possono sopportare temperature piuttosto fredde, ma non gelate prolungate. Nelle regioni a clima freddo è consigliabile comunque piantarle in posizioni riparate.
Annaffiatura
Il fico non tollera un'eccessiva umidità del terreno, ma nella stagione della fruttificazione ha bisogno di abbondanti annaffiature: intervenire quindi con regolarità e in abbondanza, evitando i ristagni d'acqua.
Una buona pacciamatura aiuta a mantenere un'adeguata umidità del terreno.
Rinvasatura
Il fico si rinvasa in primavera con lo stesso terriccio indicato in coltivazione utilizzando un vaso di dimensioni più grandi del precedente.
Toelettatura
Eliminare i rami secchi o danneggiati e i polloni, a meno che non si voglia "rinnovare" la pianta (per esempio, in caso di gravi danni dovuti al gelo), allevando il pollone basale più robusto.
Riproduzione.
Il metodo più utilizzato è la talea: prelevare in estate rami ben lignificati lunghi una quarantina di centimetri, recidendoli subito sotto un nodo, e piantarli in piena terra, anche direttamente a dimora, mantenendo il terreno appena umido. Un altro metodo è il distacco in autunno dei polloni radicati dalla
base della pianta, che si trattano come le talee. Per le varietà è necessario l'innesto (a gemma, a scudetto, ecc.) da effettuarsi in primavera-estate.
Malattie e parassiti
Un coleottero ( del genere Carpophilus) può danneggiare i frutti delle varietà con ostiolo più aperto: è necessaria in questo caso una raccolta precoce.
I nematodi possono essere un problema nei terreni piuttosto sciolti, ma non in quelli pesanti; in ogni caso esistono portainnesti resistenti a questi parassiti.
Tra le malattie, la ruggine ( Cerotelium fici} attacca le foglie: si controlla con prodotti anticrittogamici
rameici, come la poltiglia bordolese.
L'antracnosi (Glomerella cingulata) provoca la comparsa di macchie scure sui frutti, ma raramente sono necessari trattamenti.