E s’aprono i fiori notturni, nell’ora che penso a’ miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni le farfalle crepuscolari.
Da un pezzo si tacquero i gridi: là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi, come gli occhi sotto le ciglia.
Dai calici aperti si esala l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala. Nasce l’erba sopra le fosse.
Un’ape tardiva sussurra trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra va col suo pigolio di stelle.
Per tutta la notte s’esala l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala; brilla al primo piano: s’è spento . . .
È l’alba: si chiudono i petali un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta, non so che felicità nuova.


(Giovanni Pascoli)

Le piante da frutto: Albicocco, arancio, ciliegio, melo, pero

L'Albicocco- Prunus armeniaca della famiglia delle Rosaceae

L'Albicocco o Prunus armeniaca, originario della Cina, è una pianta molto diffusa in Italia e produce frutti molto profumati e di sapore delicato.

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L'Albicocco è una specie rustica, ma, dato che fiorisce molto presto, ai primi di marzo, non si adatta molto bene alle zone in cui si verificano frequentemente gelate tardive, che possono danneggiare i fiori e far diminuire, di conseguenza, la produzione di frutti.  

L'albicocco fa parte del vastissimo genere Prunus che comprende oltre 430 specie di alberi e arbusti solitamente a foglie decidue. Viene coltivato soprattutto come pianta da frutto, ma è molto apprezzato anche per la sua bella fioritura primaverile. 

L'Albicocco è un piccolo albero con tronco robusto e corteccia bruno-nerastra; i rami sono disposti irregolarmente, ma nel complesso la chioma è tondeggiante. Ha foglie decidue da rotonde a ovali, a margine seghettato e punta acuminata, coriacee, color verde lucido, portate su un lungo picciolo. 

I fiori, a 5 petali, bianchi o rosati, sbocciano a fine febbraio inizio marzo su rami ancora spogli. I frutti sono drupe (frutti carnosi con seme legnoso) vellutate, giallo-arancio, da globose a oblunghe, solcate in senso longitudinale, con polpa spicca (che si stacca cioè dal nocciolo). 

L'epoca di maturazione dei frutti varia, a seconda delle varietà, da maggio a luglio. Sono numerose le varietà coltivate, che variano per forma e dimensione dei frutti e per il periodo di maturazione. 

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Coltivazione: l'albicocco si coltiva in piena terra. Le piantine innestate di albicocco si mettono a dimora in inverno; in regioni a clima invernale freddo richiedono posizioni protette dai venti. Non hanno particolari esigenze per quanto riguarda il terreno, tollerano anche quelli asciutti e calcarei, da concimare con 30-50 kg/mq di sostanza organica. Le piante danno i primi frutti 3-4 anni dopo la messa a dimora. 

L'albicocco non tollera potature drastiche, sia nella fase giovanile sia nella fase adulta. Anche la potatura di produzione viene quindi limitata a un semplice diradamento dei rametti dell'anno precedente, all'eliminazione dei rami secchi o danneggiati. 

Si deve tenere infatti presente che la fioritura avviene soprattutto sui "dardi a mazzetto" ( rametti brevi provvisti sia di gemme a fiore sia di gemme a legno.), che vanno quindi lasciati il più possibile indisturbati. 

Moltiplicazione: l'albicocco si moltiplica per seme soltanto nel caso in cui si desiderino produrre dei portinnesti, sui quali innestare le varietà. La moltiplicazione vera e propria si effettua, quindi, per innesto delle varietà sul franco (pianta di albicocco ottenuta generalmente dal seme), sul susino, sul mandorlo e sul pesco. 

Esposizione: l'albicocco richiede posizioni in pieno sole, anche se i frutti più grandi si hanno sui rami ombreggiati; è necessaria una buona protezione dai venti freddi, che potrebbero danneggiare i fiori e, di conseguenza, la produzione dei frutti.

Temperatura: l'albicocco è una pianta molto resistente sia alle temperature basse sia a quelle alte. 

Annaffiatura: l'annaffiatura è necessaria solo per le piante giovani nei periodi di siccità, a cui le piante adulte sono invece notevolmente resistenti. 

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 Malattie e parassiti

1-Coryneum, provoca macchie rossastre sulle foglie e piccoli fori sul lembo. Combattere asportando le parti colpite e con trattamenti (meglio se preventivi) con anticrittogamici.

2-Moniliosi, colpisce fiori e rametti, che disseccano. I frutti si trasformano in mummie. Combattere asportando le parti colpite e con trattamenti (meglio se preventivi) con anticrittogamici. 

3-Tumori radicali, escrescenze sulle radici, le piante possono morire. 

Parassiti:  

1- Tignola del pesco che attacca sia i rametti sia i frutti, eliminare i germogli attaccati e trattare con insetticidi fosforganici o a base di diazinone. 


Arancio dolce, Citrus sinensis, e arancio amaro


Arancio dolce della famiglia delle Rutaceae, la pianta è originaria dell'Asia ma da tempo coltivata nelle regioni meridionali italiane. Al genere Citrus appartengono circa 12 specie di alberi e arbusti sempreverdi chiamati, nel loro insieme, "agrumi", dei quali l'arancio è uno dei più conosciuti e coltivati. 

Il Citrus sinensis è una pianta di dimensioni variabili da quelle di un piccolo arbusto fino ad albero alto 4-5 m, è l'arancio dai frutti commestibili, ed è un albero con rami talvolta spinosi e foglie ovate od ovato-ellittiche, appuntite, verde scuro. 

I fiori, detti "zagare", sono profumatissimi, con una corolla formata da 5 petali bianchi e numerosi stami; sono riuniti in racemi ascellari e sbocciano in un'unica fioritura in marzo-aprile. 

I frutti (esperidi) sono delle bacche divise in spicchi; la parte esterna, detta pericarpo o epicarpo, giallo arancio alla maturazione, è ricca di ghiandole che producono oli essenziali; la polpa, sugosa, contiene zuccheri e acidi organici (tra cui l'acido citrico, la vitamina C). 

Coltivazione: oltre che per la produzione dei frutti, gli aranci vengono coltivati per la bellissima fioritura e la lucentezza del fogliame, in piena terra nelle regioni a clima temperato-caldo e in vaso nelle regioni a clima freddo riparandoli in inverno in locali molto luminosi e con elevata umidità.

Gli aranci vanno messi a dimora alla fine dell'autunno, utilizzando sia piante a radice nuda, sia con pane di terra o in contenitore; richiedono terreni sciolti, fertili ricchi di sostanza organica. E' indispensabile una buona concimazione di base con letame e concimi minerali ternari e un'abbondante irrigazione subito dopo l'impianto. 

Le concimazioni organiche vanno ripetute tutti gli anni, quelle minerali possono essere fornite con l'acqua di irrigazione. 

Per gli aranci è particolarmente importante la potatura di formazione, con la quale alla pianta viene data la forma "a globo" per le piante da coltivare in piena terra o "a vaso" per le piante da coltivare in vaso; le potature successive si possono invece limitare all'eliminazione dei rami secchi, mal disposti o troppo fitti. 

Esposizione: richiedono un'esposizione in pieno sole. 

Temperatura: gli aranci non sopportano le basse temperature: al di sotto dei 13°C la pianta non vegeta più e per la sua sopravvivenza la minima non deve essere inferiore a 4°C. La temperatura ottimale è di 25-30°C.

Annaffiature: l'annaffiatura deve essere abbondante, ma evitando i ristagni di acqua. In piena terra intorno alla pianta vengono spesso scavati dei "tornelli" (fossati circolari intorno al tronco più o meno dello stesso diametro della chioma), per far si che l'acqua affluisca meglio all'apparato radicale. 

L'Arancio amaro o Citrus aurantium, è noto anche con il nome di melangolo. E' una pianta di medie dimensioni (4-8 m di altezza) che si distingue dalle altre specie di agrumi essenzialmente per le lunghe spine, per il picciuolo alato e per l'intenso profumo delle foglie, dei fiori e dei frutti, che sono sferici, rugosi, di colore giallo aranciato, con polpa amara e acidula, ricca di vitamine. 

A causa del loro sapore poco gradevole, questi aranci raramente vengono consumati freschi e da essi si ricava l'essenza di arancio amaro. Vengono pure utilizzati per la confezione di marmellate o la preparazione di canditi. 

L'arancio amaro è il portinnesto di quasi tutte le specie agrumarie e soprattutto dell'Arancio dolce o Citrus sinensis. 


Come si usa l'Arancio

Della pianta dell'arancio per uso officinale si utilizzano i fiori e la corteccia del frutto, i fiori si raccolgono prima della loro completa apertura recidendoli senza picciolo; la corteccia del frutto si ottiene sbucciando i frutti quando sono ben maturi. 

I fiori e la corteccia dei frutti vanno fatti essiccare all'ombra  rimuovendoli spesso per evitare l'attacco di muffe e si conservano i primi in vasi di vetro o di porcellana al riparo dalla luce, mentre i secondi si possono conservare in sacchetti di carta o di tela. 

Proprietà: l'Arancio ha proprietà aperitive, digestive, aromatiche, sedative, antispasmodiche. I principi attivi, in tutte le droghe ottenute dall'Arancio dolce, sono gli oli essenziali di composizione diversa. 

L'infuso dei fiori viene usato soprattutto per le proprietà sedative nei casi di insonnia e di eccitazione nervosa; esso è particolarmente utile e gradito ai bambini in quanto può essere addolcito con zucchero o miele.

Per uso interno: la corteccia fresca del frutto - per favorire la digestione, per i dolori di stomaco prepare un
decotto: una o due scorzette in 100 ml di acqua, Una tazza all'occorrenza. 

Per uso interno: i fiori secchi per insonnia e eccitazione nervosa.
Infuso: - 2 g in 100 ml di acqua. A tazze o a tazzine, all'occorrenza.

Vino tonico: con la scorza dei frutti si può preparare un ottimo vino tonico, in questo caso far macerare 30 g di scorza spezzettata per otto giorni in un buon vino rosso. Assumere un bicchierino dopo i pasti per favorire la digestione.

Il Ciliegio, nome scientifico Prunus, della famiglia delle Rosaceae

Il Ciliegio dolce o Prunus avium e il ciliegio acido o Prunus cerasus, sono piante coltivate per i frutti, che sono drupe di dimensioni limitate, portate da un lungo peduncolo, con polpa carnosa, dolce o acidula, secondo i casi, e buccia di colore variabile dal giallo chiaro al rosso più  meno scuro e al nero. 

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I ciliegi sono piante rustiche, facili da coltivare, utilizzabili non solo nel frutteto, ma anche nel giardino, in quanto producono fiori molto ornamentali. Questi alberi, che si piantano in autunno al Nord, prima dei geli invernali, o in febbraio nelle zone più temperate, prediligono un terreno ben drenato, un po' calcareo. 

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Il Ciliegio dolce ha un'altezza di 10-15 m e più, diametro della chioma di 8-10 m. E' un albero rustico, originario dell'Asia occidentale, con radici fittonanti e con fusto eretto, a corteccia liscia, lucente, color grigio-ferro. La chioma è slanciata, non molto compatta, di forma pressochè conica quando la pianta viene allevata in forma naturale. 

Le foglie sono ovate od obovate-ellittiche, a margini seghettati, verde intenso e lucide sulla pagina superiore, più chiare inferiormente, pendenti, addensate verso l'estremità dei rami. 

I fiori sono bianchi, larghi 2,5-4 cm, portanti peduncoli lunghi 3-8 cm e riuniti, in numero di 2-6, in corimbi, sbocciano ad aprile, contemporaneamente all'emissione delle foglie. Le infiorescenze si formano prevalentemente sui dardi a mazzetto.

I frutti sono drupe pendenti, ovali o cuoriformi, gialle o rosso chiaro o scuro con polpa tenera o consistente, aderente al nocciolo. 

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Il Cliegio acido: ha un'altezza di 4-6 m, diametro della chioma di 4-5 m. E' un albero rustico, originario dell'Asia Minore, con radici fittonanti e fusto eretto. I rami sono  penduli, soprattutto quelli più giovani. A differenza del ciliegio dolce, il ciliegio acido produce la maggior parte dei fiori sui rami misti di un anno, mentre su dardi a mazzetto se ne formano pochi. 

I frutti sono aciduli, di colore rosso più o meno scuro e con polpa aderente al nocciolo.

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Coltivazione. Sia il ciliegio dolce che il ciliegio acido non hanno particolari esigenze per quanto riguarda il clima. Resistono  bene alle basse temperature e, dato che fioriscono abbastanza tardi (in aprile), non sono danneggiate dalle gelate. 

Il ciliegio dolce predilige un terreno  fertile, ben drenato, non eccessivamente umido ma fresco, di medio impasto. Il ciliegio acido, invece, si adatta anche ai terreni argillosi e sabbiosi. 

La messa dimora si effettua in novembre o in febbraio, quando le condizioni del terreno sono adatte per compiere questa operazione. 

La moltiplicazione: nel ciliegio dolce la moltiplicazione per seme si effettua solo per ottenere delle piantine che serviranno per effettuare l'innesto delle varietà selezionate. Al contrario, il ciliegio acido si può riprodurre normalmente per semi, in quanto le piante che si ottengono presentano caratteristiche simili a quelle dei genitori. In agosto si stratificano i semi; si semina in primavera, all'aperto; in autunno si trapiantano le piantine, sempre in vivaio.

Il ciliegio dolce si moltiplica per innesto. Questa operazione può essere compiuta con diverse tecniche che non sto qui a  descrivere. 

La potatura di produzione del ciliegio dolce si limita all'eliminazione dei rami secchi o danneggiati dai parassati; inoltre si dirada la chioma se i rami sono molto folti. Nelle piante più vecchie si accorciano i rami, per stimolare la produzione di nuovo legno, sul quale si formeranno i dardi a mazzetto, che producono la maggior parte dei fiori  e, quindi, dei frutti. 

La potatura nel ciliegio acido si effettua tagliando la maggior parte del ramo, una parte dei rami di due anni, per stimolarli a produrre nuovi rametti, che nell'anno successivo produrranno i fiori. 

Si deve comunque ricordare che i ciliegi vanno potati il meno possibile, in quanto le ferite cicatrizzano con difficoltà.

Malattie e parassiti:

I ciliegi sono particolarmente soggetti a malattie e parassiti. 

Gli afidi sono pericolosi per le piante giovani, in quanto provocano l'arresto della crescita dei nuovi germogli, l'arricciamento delle foglie e comparsa delle fumaggini sulla melata che producono essi stessi. Bisogna trattare la pianta con appositi prodotti aficidi. 

Le cocciniglie possono provocare il disseccamento dei rami e l'insediamento delle fumaggini: vanno trattate con i prodotti appositi anticoccidici. 

Le larve di alcune grosse farfalle, i rodiliegno, possono scavare gallerie nel tronco o in grossi rami, causando accumulo di segatura alla base delle piante. Se possibile eliminare i rami colpiti, altrimenti eliminare le piante. 

Tra le malattie fungine il Coryneum provoca la comparsa di macchie scure sulle foglie, che si possono anche forare, e sui germogli, che si seccano; trattare le piante con prodotti anticrittogamici. 

La gommosi provoca la comparsa di sostanze gommose sui tronchi e sui rami delle piante: se compare è meglio eliminare le piante. 

Il mal del piombo si manifesta con foglie di un colore metallico, dalla lamina fragilissima, e con imbrunimento sulle parti legnose; anche in questo caso è consigliabile eliminare le piante. 

 

Il Melo, nome scientifico Malus, della famiglia delle Rosaceae

fonte wikipedia


Al genere Malus appartengono oltre 30 specie di arbusti o alberi; il melo da frutto; malus domestica o Malus communis o Pyrus malus, è un albero di origne ibrida caratterizzato da un apparato radicale piuttosto superficiale e da un fusto eretto, con la corteccia grigiastra che si sfalda in placche; può raggiungere l'altezza di 15 m. 

Le foglie sono ovali o ovali-ellittiche, rugose, con margini dentati o seghettati. I fiori sbocciano verso metà aprile, sono bianchi, spesso soffusi di rosa all'esterno, con vistose antere gialle. 

Il frutto, (o meglio il falso frutto) è un pomo che deriva dal ricettacolo fiorale e contiene semi lucidi nerastri. 

Ricordiamo che la maggior parte delle varietà è autosterile cioè i fiori non possono fecondarsi a vicenda, per cui necessitano di un'altra varietà per garantire una buona impollinazione. Il numero delle cultivar di melo è elevato, ricordiamo quelle del gruppo Stark e del gruppo di varietà Spur. 

pianta di melo


Coltivazione: il melo viene coltivato in piena terra. Si mette a dimora in autunno (nelle zone a inverno freddo) o in primavera. Si utilizzano di solito piante innestate da 1 a 3 anni. Si adatta molto bene a tutti i tipi di terreno, eccettuati quelli eccessivamente calcarei o troppo compatti, ma preferisce quelli fertili, freschi, profondi e ben drenati di medio impasto. 

Al momento dell'impianto è necessaria una buona concimazione, sia organica nella misura di 10-30 kg di letame per pianta, sia minerale nella misura di 30-50 g di concime completo per pianta. Per quanto riguarda la distanza tra le piante, questa varia in base al portainnesto utilizzato e alla forma di allevamento. 

La dimensione delle buche può avere, approssimativamente, una profondità di circa 30 cm e una larghezza di circa 60 cm. E' inoltre necessario un tutore alto almeno 1,5 m ed eliminare le radici danneggiate; le piante vanno poste al centro della buca, sopra un cono di terriccio alto circa 10 cm, disponendovi accuratamente le radici intorno e facendo in modo che il punto di innesto della pianta sia almeno qualche centimetro al di sopra del livello del terreno. 

La potatura: per quanto riguarda la potatura di produzione, è da effettuare prevalentemente nel periodo invernale. Altre operazioni che talvolta si rendono necessarie per stimolare e migliorare la fruttificazione (decorticazioni, incisioni, diradamenti), si effettuano anche in primavera e in estate.

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Esposizione: Il melo preferisce un'esposizione in pieno sole. 

Temperatura: questa pianta è molto resistente e si adatta a differenti condizioni climatiche, ma preferisce un clima fresco e tendenzialmente umido. 

Annaffiatura: la quantità di acqua da somministrare e la frequenza dipendono tanto dalla quantità di pioggia quanto dal tipo di terreno: gli interventi devono essere più abbondanti e ravvicinati nei terreni sabbiosi, meno frequenti in quelli più argillosi o ricchi di sostanza organica. Nei periodi di siccità si deve intervenire anche tutte le settimanre con quantità di acqua piuttosto abbondanti. 

Moltiplicazione: Il melo si moltiplica soprattutto per innesto e la scelta del portainnesto diventa in alcuni casi fondamentale per la produzione. Ogni portainnesto è più o meno adatto a un certo tipo di terreno e di coltivazione, di varietà, di distanza di impianto, ecc...Presso i centri specializzati è possibile ottenere informazioni e consigli secondo le proprie esigenze. 


 Malattie e parassiti. Il melo da fruttto va soggetto a malattie specifiche. 

1-La butteratura amara delle mele si manifesta con aree decolorate, poi bruno-nerastre, leggermente depresse, sui frutti che assumono un sapore amarognolo. Si previene prestando più attenzione alle necessità di coltivazione della pianta. 

2- La cinghiatura dei frutti è un problema dovuto al freddo, si presenta  con una fascia necrotica circolare. 

3- Il cancro del melo provoca la comparsa di aree necrotiche brune sui rami, che tendono poi a estendersi e a provocare disseccamento delle parti colpite. I rami attaccati vanno eliminati. 

4- Il marciume a circoli provoca la comparsa, sui frutti e sui rami, di cuscinetti di muffa biancastra in cerchi concentrici. Eliminare le parti colpite e trattare con ditiocarbammati. 

Tra i parassiti animali:

1- la cocciniglia di San Josè che sottrae sostanze nutritive alla pianta incrostandosi sui rami e formando macchie circolari anche sulle foglie e sui frutti. Si combatte con oli attivati in inverno e con oli bianchi in estate. 

2- Le larve della falena invernale dei fruttiferi rodono le foglie, si combattono  ponendo sul tronco anelli vischiosi che si trovano già pronti in commercio.

3- Il ragnetto rosso dei fruttiferi punge le foglie che imbruniscono, seccano e cadono. Si combatte con acaricidi. 

4- L'antonomo del melo, sia allo stadio di larva sia allo stadio adulto, danneggia i fiori, provocandone l'aborto: si previene raschiando la corteccia e con trattamenti primaverili con appositi insetticidi per eliminare le femmine prima che depongano le uova. 


Il Pero, nome scientifico Pyrus della famiglia delle Rosaceae

Il pero è una pianta arborea da frutto di grande importanza, largamente coltivata in varie regioni italiane. Non si conosce con esattezza la zona dalla quale proviene questa specie; comunque, si ritiene che essa sia orginaria dell'Asia centro-occidentale. 

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Nome scientifico Pyrus della famiglia delle Rosaceae. Al genere Pyrus appartengono una ventina di specie di arbusti e alberi, perlopiù a foglie decidue, che possono raggiungere l'altezza di 15 m. Vi sono specie da frutto commestibile e specie ornamentali. 

Fra le specie da frutto più utilizzata è Pyrus communis. E' un albero con corteccia bruno-nerastra, rugosa e fessurata. Le foglie sono dure, ovali , acuminate; in autunno assumono spesso tonalità rossastre. I frutti hanno forma più o meno allungata, con polpa succosa, di diversi colori nelle tonalità del giallo e del ruggine. 

Le varietà coltivate di pero possono essere distinte fra loro in base a vari criteri; fra questi sono molto importanti la destinazione del prodotto e l'epoca di maturazione. In base al primo si possono ripartire in vari gruppi: da tavola da cuocere, da marmellate e da sidro. 

In Italia le varità da tavola sono quelle maggiormente coltivate, mentre hanno scarsa importanza quelle delle altre categorie. 

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Coltivazione: il pero viene coltivato in piena terra. Alcune varietà nane possono essere coltivate all'esterno anche in vaso. Si mette a dimora in autunno o a fine inverno (in terreni freddi e umidi). E' necessario preparare bene il terreno scavando buche profonde una trentina di centimetri e larghe una cinquatina, con un'abbondante concimazione, sia organica (20-40 kg per pianta, secondo le dimensioni, di letame ben maturo) sia minerale con fertilizzanti ternari complessi (100-300 g per pianta).

Il pero non ha particolari esigenze di terreno, pur preferendo quelli freschi, di medio impasto con pH (acidità del terreno) compreso tra 5,5 e 6,5. Ogni 2 anni ripetere la concimazione organica in virtù di 20-30 kg per pianta e ogni anno quella minerale in virtù di 300-500 g per pianta. 

Il terriccio per il vaso deve esere composto da 2/3 di terra fertile e 1/3 di torba concimato con 500 g di sostanza organica e 20 g di concime complesso per decalitro di terra; in primavera-estate, ogni 30-40 giorni, aggiungere all'acqua di irrigazione 10-20 g di concime complesso per decalitro. 

La potatura si effettua solo se la pianta viene coltivata in una forma particolare (vaso, piramide, palmetta, fuso ecc..); per le specie da frutto viene eseguita la potatura di produzione. 


Esposizione: il pero preferisce un'esposizione in pieno sole, possibilmente in posizione protetta dai venti freddi.

Temperatura: pur essendo  una pianta tendenzialmente resistente, può essere danneggiata da gelate invernali particolarmente intense e prolungate e da temperature estive eccessive. 

Annaffiatura: il pero vuole sempre una discreta umidità del terreno: si interviene quindi nei periodo di siccità e particolarmente per le piante giovani dopo la messa a dimora. Nei terreni più sciolti è opportuno effettuare una buona pacciamatura con paglia, foglie o altro materiale per trattenere l'umidità del terreno. 

Rinvasatura: la si effettua in primavera, ogni 2-3 anni, fino ad arrivare a vasi di 30-40 cm di diametro; poi si sostituisce solo il terriccio superficiale. 

Moltiplicazione: la semina viene utilizzata in primavera solo per la produzione di piantine da innestare (franco). Per le varietà si utilizza l'innesto a gemma dormiente, in luglio, lo stesso anno in cui è stato seminato il portainnesto oppure l'anno dopo. Oltre al franco, viene utilizzato come portainnesto anche il cotogno. 


Malattie e parassiti. 

1- la cocciniglia di San Josè sottrae sostanze nutritive incrostandosi sui rami e formando macchie circolari anche su foglie e frutti: combattere con oli attivati in inverno e con oli bianchi in estate. 

2- il capside dei fruttiferi provoca sui frutti dapprima macchie rossastre, poi pustole dure; eliminare i frutti colpiti e prevenire trattando le gemme prima dell'apertura con appositi insetticidi. 

3- le larve della cecidomia delle perine attaccano i frutti in formazione, provocando ingrossamenti, imbrunimenti e caduta: eliminare i frutti colpiti.

4- le larve della falena invernale dei fruttiferi rodono le foglie provocandone la caduta: combattere ponendo sul tronco anelli vischiosi che si trovano già pronti in commerico. 

5- Il ragnetto rosso dei fruttiferi punge le foglie che imbruniscono , seccano e cadono: combattere con acaricidi. 

6- le larve della tentredine delle piccole pere attaccano i frutti ancora piccoli, che devono essere eliminati: prevenire trattando con esteri fosforici quando i fiori sono in boccio

7-Le larve del verme delle mele attaccano i frutti che si deformano e marciscono : trattare con insetticidi a base di esteri fosforici. 

Tra le malattie crittogamiche: 

1-Il cancro provocato da Nectria galligena causa macchie brune sui rami che poi diventano cave: asportare i rami più compromessi e disinfettare le ferite con fungicidi: 

2- La ticchiolatura del pero provoca macchie sui rami, che si gonfiano e poi si screpolano, e su foglie e frutti: eliminare le parti colpite e trattare con prodotti a base di rame o di ditiocarbammati.

3-la septoriosi del pero provoca la coparsa di piccole macchie brunastre sulle foglie, che seccano e cadono: combattere con prodotti a base di rame. 

4- la litiasi virotica rende i frutti colpiti bitorzoluti, con zone dure e amare: eliminare  i frutti colpiti; può essere necessario reinnestare la pianta. 

5- la clorosi ferrica si presenta con ingiallimento delle foglie, è indice di pH inadatto e va controllata con chelati di ferro e ammendando il terreno.

 

 

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